“È giusto che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora”. Con queste parole il ministro della Salute Roberto Speranza annuncia la firma di una nuova ordinanza che conferma l’obbligo del distanziamento di almeno un metro: significa che i treni ad Alta velocità dovranno tornare a rispettare la regola dei sedili alternati e non potranno più occupare tutti i posti. “Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela. Per questo ho firmato una nuova ordinanza che ribadisce che in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto, è e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l’obbligo delle mascherine“, spiega Speranza.

“Questi sono i due principi essenziali che, assieme al lavaggio frequente delle mani, dobbiamo conservare nella fase di convivenza con il virus“, sottolinea il ministro. Il ministero dei Trasporti poi precisa che “non avevano reintrodotto il riempimento al 100%, ma una deroga al distanziamento sociale di un metro a certe condizioni che, se poste in essere, avrebbero aumentato la capacità dei vagoni, pur non permettendone il riempimento totale”. In ogni caso, continua il ministero, “dopo un confronto con il ministro Speranza e valutata la curva dei contagi, si è concordata una decisione prudente sulle capienze dei treni ad Alta Velocità per non correre inutili rischi. Alla luce di ciò, i treni continueranno a viaggiare con le stesse regole finora applicate senza alcuna deroga”.

Lo conferma anche Ferrovie dello Stato: “Resta sulle Frecce e gli Intercity il distanziamento e il limite del 50% di posti da occupare a scacchiera“. Trenitalia, dopo l’ordinanza di Speranza, “ha infatti sospeso l’applicazione delle misure previste dal Dpcm dello scorso 14 luglio”. Stessa identica cosa fatta da Ntv, che però annuncia che la decisione creerà disagi per i viaggiatori nelle prossime ore. La società, del resto, sta valutando la soppressione di svariati convogli – si ipotizza una decina – dopo che è stato deciso di limitarne il riempimento e rimborserà i biglietti dei viaggiatori coinvolti. Per tutto il sistema di trasporto pubblico, è stato chiesto dal Mit al Comitato Tecnico Scientifico di rivalutare complessivamente tutte le linee guida e di fornire un parere sulle nuove linee per il trasporto scolastico.

La decisione del ministro arriva dopo le numerose voci polemiche che si sono levate da esperti e amministratori locali, non solo dal Comitato tecnico scientifico. Ieri una deroga aveva concesso a Frecciargento e Frecciarossa di Trenitalia e i treni Italo di poter viaggiare al 100% dei posti, quindi con i treni pieni. Trenitalia e Italo avevano ottenuto il via libera perché si erano realizzate le condizioni poste dall’ultimo Dpcm del 14 luglio: il ministero dei Trasporti aveva quindi dato l’ok. Ora però il governo corre ai ripari con il provvedimento di Speranza per ripristinare la regola del distanziamento.

Una misura necessaria, secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli. Il componente del Cts aveva spiegato infatti che con il treni pieni c’è “il rischio concreto che i viaggi in treno possano contribuire alla ripresa dell’andamento epidemico” nel nostro Paese. Lo stop al distanziamento “stupisce un po’, per non dire che sconcerta. Il Comitato tecnico scientifico non è mai stato investito del problema”, aveva commentato Locatelli all’Adnkronos Salute. La richiesto di un passo indietro era arrivata anche dal virologo dell’Università di Milano, Fabrizio Pregliasco: “La fine del distanziamento sui treni mi sembra un salto in avanti non concordato, senza un razionale e una pianificazione“. L’esperto aveva ricordato infatti che il virus “circola ancora, con ondulazioni da monitorare attentamente, centinaia di nuovi focolai e casi in crescita”. L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, aveva parlato di “un messaggio sbagliato”. Le sue preoccupazioni: “Roma è la principale destinazione dei treni ad alta velocità del Paese”.

Il Comitato tecnico scientifico, che già ieri ha ribadito la sua contrarietà alla misura, ha spinto per convincere il governo a fare un passo indietro, anche perché proprio grazie alle misure adottate in questi mesi, viaggiare in treno finora “si è rivelato sicuro. Io stesso – aveva raccontato Locatelli – ho avuto modo di viaggiare in treno 2 settimane fa per andare a Bergamo e ho trovato il viaggio assolutamente gradevole e ordinato”. A bordo “c’è stato un corretto rispetto del distanziamento e un’attenzione sempre scrupolosa alle misure anti-Covid“. Inoltre, aveva aggiunto, “numerosi studi, fra i quali uno recente dell’Università di Southampton, hanno esaminato le possibilità di contrarre Covid-19 in una carrozza ferroviaria con a bordo una persona infetta”. Ebbene, questi lavori “hanno evidenziato l’importanza del distanziamento“.

La “fase tre” sui treni ad alta velocità era stata possibile perché il dpcm del 14 luglio disponeva la possibilità di far viaggiare i treni a piena capacità purché in presenza di alcune condizioni tra cui la misurazione della temperatura prima del viaggio, l’autodichiarazione del passeggero che certifica di non aver avuto contatti con persone contagiate dal Covid e si impegna a rinunciare al viaggio e a informare l’Autorità sanitaria se ha sintomi come febbre, tosse insistente o raffreddore, l’obbligo della mascherina con la sostituzione dopo 4 ore. La situazione è cambiata dopo appena 24 ore, grazie all’ordinanza di Speranza.

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